Tra speranza e memoria
Breve riflessione e preghiera alla morte di padre Uberto Ceroni S.I.
Aveva celebrato le nozze dei miei genitori; mi ha battezzato; l’ho avuto come professore di religione al triennio del liceo; l’ho avuto come collega, sempre nell’insegnamento della religione, negli anni in cui mi sono occupato di pastorale scolastica al Leone XIII. Ha conosciuto i miei nonni, i miei genitori, me, le mie sorelle e il mio fratello adottivo, i figli di mia sorella… e ora è morto.
Da padre Uberto ho imparato molte cose e una più di tutte, trasmessa in semplicità: farci capire che la vita è un cammino nel presente tra memoria e speranza.
Vi trasmetterò questo suo insegnamento attraverso il racconto del suo modo particolare, attento e delicato, di celebrare i funerali.
Sì, perché padre Ceroni aveva talmente tante conoscenze e tanti amici, distribuiti in quattro generazioni, che occupava buona parte del suo tempo a celebrare le ricorrenze della vita di tutti quelli che aveva conosciuto: battesimi, matrimoni, e funerali. Solo il Signore sa quanti funerali di amici padre Ceroni abbia celebrato; tra questi, anche quello di mia sorella Cecilia.
E negli anni in cui da sacerdote ero al Leone, molti li abbiamo celebrati insieme. In queste numerose occasioni, mi colpiva sempre il modo in cui padre Uberto sapeva toccare il cuore delle persone presenti alla funzione esequiale nel momento dell’omelia.
Uberto aveva un “tocco” tutto suo: sapeva trovare parole che risvegliavano nell’assemblea la memoria e aprivano alla speranza. Ogni vita terrena da poco terminata veniva mirabilmente presentata come legata a quella della sua comunità di appartenenza: la sua famiglia, i suoi cari, i suoi amici, la Chiesa.
La soavità con cui padre Uberto nell’omelia delle esequie sapeva parlare del defunto ai suoi cari era unica: sapeva cucire un racconto della sua vita tale per cui riusciva a far sentire “vivo” e presente colui che era già fisicamente assente. Costruiva una “memoria” per gli astanti, e contemporaneamente sapeva trovare le parole giuste per aprire la situazione del momento alla speranza della vita futura. Memoria e Speranza come “presenza”, cioè come altro aspetto della Fede.
Ecco cosa voglio oggi riportare di padre Ceroni; Uberto mi ha insegnato e fatto capire in profondità che il presente è il nostro cammino sospeso tra memoria e speranza. Facendo memoria di chi ci ha accompagnato fino alla sua morte terrena noi lo facciamo vivere e, sapendo che nella Fede non è morto, il defunto – in realtà vivente – trasmette a noi Vita dl cielo, dove speriamo che sia e dove speriamo che saremo anche noi. La grande lezione di Uberto Ceroni ci spiega cosa è realmente una vita che si dica “cristiana”. Una vita che vive il presente non “schiacciato su se stesso”, ma aperto al futuro nella speranza e nutrito da un passato ricco di memoria.
Ora tocca a me parlare di lui che è appena morto: proprio grazie a questo mio semplice farne memoria ora sento padre Uberto presente e… saperlo già in Cielo mi dà tanta speranza, creando unità tra i membri della mia famiglia di sangue e della mia nuova famiglia, la Compagnia di Gesù.
Amen
P. Eraldo Cacchione SJ
11 novembre 2020