C’è ancora posto per i classici?
Mariella Malaspina, in Tuttoleone 04-2019, cerca una risposta a questa domanda
(Da Tuttoleone 04-2019)
Da qualche anno sono aumentate le proposte di lettura pubblica di alcuni classici della nostra letteratura, quali la Divina Commedia e I Promessi Sposi. Erano parse iniziative coraggiose destinate a costituire una nicchia per appassionati o nostalgici, e invece la risposta è stata certamente superiore alle più rosee previsioni: memoria dei tempi passati del liceo o curiosità o stanchezza dell’invasione mediatica? Come sempre, la risposta non sta nell’alternativa, ma nella commistione di queste ed altre ragioni.
E nella scuola?
Chi come me ha vissuto gli anni Settanta ricorda benissimo che si cercò allora di sostituire i classici con testi e trattazioni attinte dai vari campi dell’attualità (perfino dalla cronaca!), con la conseguenza di cadere in una interdisciplinarietà generica e di dimenticare che il luogo di composizione e rielaborazione delle cognizioni è la nostra mente.
La scuola non deve e non può essere prevalentemente cassa di risonanza della società e delle sue istanze, ma deve contribuire alla formazione della capacità e dei criteri di giudizio personali.
E che c’entrano i classici? Essi ci trasmettono le riflessioni delle generazioni passate sul mondo, sull’uomo, sui grandi interrogativi della vita. Noi conosciamo bene l’importanza delle immagini quando si tratta di arti figurative o geografia e quando giriamo per le varie località italiane o straniere, ci premuriamo di essere sempre documentati. Di fronte ai classici dell’antichità e della nostra letteratura, invece, rischiamo di essere annoiati o trascurati, mentre essi dovrebbero occupare un posto rilevante nella nostra formazione, aiutandoci nella costruzione di una scala di valori che ci guidi nelle complesse vicende dell’oggi.
Italo Calvino dichiarò che le letture di gioventù danno forma alle esperienze future, fornendo modelli che continuano ad operare anche se dei testi letti in gioventù si ricorda poco o nulla. Nel 1964, ad un gruppo di studenti che gli comunicava di avere sostituito la lettura del Barone rampante a quella dei Promessi Sposi, egli rispose: “Alessandro Manzoni… ha scritto un libro che è bene non lasciar perdere: più lo si legge da ragazzi, più farà compagnia per tutta la vita. E non è affatto noioso: ha capitoli divertentissimi e scritti in maniera insuperabile, e altri capitoli che possono riuscire noiosi e che generalmente si saltano, ma che poi, con il passare degli anni, viene in mente di andare a rileggere e si trovano bellissimi
Mariella Malaspina