Viaggio in Israele
Da Tuttoleone 03-2019, l’Associazione Culturale ci racconta il viaggio in Israele svolto nell’estate del 2019.
Visitare Israele è un viaggio nella Storia, una tappa in un angolo del mondo che ha ampiamente contribuito all’evoluzione delle nostre culture laiche e dei nostri percorsi di meditazione, un cammino di Fede cercando di vedere e di cogliere le testimonianze dei luoghi.
Israele rappresenta un tuffo nella modernità di Tel Aviv; la scoperta di profili naturali sorprendenti, concentrati in un territorio molto piccolo e variegato; un percorso personale introspettivo sulle orme di Gesù, delle grandi Religioni monoteiste e molto altro.
La nostra prima tappa è stata la fortezza di Masada, puro sito archeologico di 2000 anni fa situato sulla sommità strapiombante di una roccia affacciata sul Mar Morto.
Il bagno pomeridiano nel Mar Morto, specchio di acqua salata in ambiente estremo, dove l’indaco buca prepotente l’ocra delle dune di sabbia, rimane un’esperienza unica della spinta Newtoniana che rilassa e diverte: luci e colori del deserto fuori dall’acqua e sale cristallizzato sul fondale marino.
Il secondo giorno era Domenica di Pasqua.
Svegliarsi a Gerusalemme nel giorno della Resurrezione genera un’emozione iniziatica straordinaria, che successivamente si propagherà in tutte le altre soste. In poche ore saliamo sul Monte degli Ulivi, percorriamo il Giardino del Getsemani, la sala cosiddetta dell’ultima cena, il Muro del pianto (emozionante in coincidenza della Pasqua Ebraica), la Via Dolorosa, per raggiungere infine il Sacro Sepolcro dove moltitudini di genti banchettavano in ogni angolo possibile dello spazio: una confusione indescrivibile che spontaneamente ci ricorda i tempi antichi, l’immagine di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio.
Nelle ore successive ci rechiamo a Betlemme, oggi cittadina bassa e grigia come tante altre sul territorio. Grazie a un esercizio di visualizzazione e adattazione della mente immaginiamo la Natività e l’adorazione dei pastori cercando i profumi di quel tempo nei prati adiacenti.
Ci lasciamo alle spalle Gerusalemme dopo aver visitato lo Yad Vashem, testimonianza potente e straziante dell’Olocausto, luogo per sapere e non dimenticare, spazio di meditazione profonda quanto i più importanti luoghi di fede che visiteremo nei giorni successivi.
Ad Haifa ci ricongiungiamo con il resto del gruppo “Leone XIII”. Presso il monastero carmelitano di Stella Maris, ad Haifa, don Renato ci offre uno spunto di riflessione sulla storia del Profeta Elia, tratto dal primo libro dei Re. Dopo tre anni di siccità, il Signore fece cadere una pioggia copiosa, annunciata proprio da quella “piccola nube” che Elia vide dal monte Carmelo. La stessa pioggia che nei mesi precedenti al nostro viaggio ha reso il paesaggio del nord di Israele particolarmente verde e rigoglioso, sorprendentemente diverso rispetto al nostro immaginario.
Nei giorni successivi si susseguono fitte e intense le nostre tappe.
Difficile evitare di elencare fatti e luoghi, solo inevitabile una rapida pennellata per ripercorrere alcuni momenti salienti del nostro itinerario, per ricordare insieme.
Dalle sorprendenti grotte naturali di Rosh Hanikra scavate dall’acqua del mare, al confine con il Libano, ci insinuiamo nei vicoli stretti e odorosi del mercato della cittadina storica di Akko, roccaforte di Crociati e Templari. Transitiamo presso i resti di città romane: Cesarea, affacciata sul Mediterraneo con il suo spettacolare ippodromo e l’acquedotto disteso lungo la spiaggia, Bet She’an con il tipico decumano, le terme e il ben conservato teatro. Approdiamo alla Sinagoga di Bet Alfa con i suoi affascinanti mosaici biblici e dello zodiaco per infine far tappa presso la magica cittadina ebraica di Safed dove la tradizione si mescola con l’arte e l’artigianato affacciandosi su vicoli e piazzette.
Tutto avviene attraversando in molteplici direzioni la verdeggiante pianura dell’alta Galilea e le alture del Golan con i suoi frutteti, vigneti e fiori selvatici, per poi ricongiungerci ai luoghi testimoni della vita di Gesù.
Lo incontriamo la prima volta sul Monte Tabor, che presenta una forma sorprendentemente originale, decisamente diversa da quanto immaginato tramite la lettura del testo evangelico. È una collina sincera, ricoperta da una folta vegetazione dalla quale non si vedono sentieri all’infuori della moderna strada percorsa dalle navette. L’intensità dei luoghi è un continuo spostare la mente dall’oggi al passato, per ritrovare i segni, una testimonianza tangibile per identificare e attualizzare le Scritture.
Sulla spianata in cima alla collina oggi sorgono la chiesa cattolica e un monastero greco-ortodosso. Nella cappella laterale all’aperto don Renato celebra la Messa e ci legge il Vangelo della Trasfigurazione. Siamo raccolti in un momento fuori dal tempo e anche noi ci sentiamo lì, presenti, con Gesù, Mosè, Elia e i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni.
Il giorno successivo si svolge sulle sponde del Mare di Galilea, a Cafarnao, crocevia di gente, dove nacquero Simon Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, pescatori di uomini, per poter incontrare Gesù che insegnava nella Sinagoga, per provare a rinnovarci, a ritracciare i nostri passi come suoi discepoli.
Un salto spazio-temporale ci proietta a pochi chilometri da Cafarnao, al Santuario sul Monte delle Beatitudini, un edificio ottagonale con finestre lunghe e strette che aprono la visione al mondo a 360 gradi: un’altra grande emozione.
Raggiungiamo nuovamente le rive del lago, dove assistiamo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, alla prima e alla seconda pesca miracolosa, e a Tabgha, dove si erige la Chiesa del Primato di Pietro, e dove vediamo sulla sponda Gesù risorto che ci chiede se lo amiamo. Un viaggio con mille sfaccettature; da un percorso di fede, o meglio da momenti di raccoglimento spirituale, acconsentiamo ad una breve sosta culinaria sfiziosa. Interrompendo il nostro cammino; assaggiamo il pesce del lago, il pesce di Pietro, niente di speciale, ma un po’ di questo lago ci sembra venga via con noi.
Per finire questa giornata con Gesù percorriamo il tragitto da Ginosar a Tiberiade in barca, sulle tranquille onde di questo mare in mezzo al quale, a motori spenti, ascoltiamo il silenzio nelle luci del tardo pomeriggio.
L’indomani a Nazareth incontriamo Maria, la sua freschezza, la sua gioventù e il suo “Sì”. Incontriamo Giuseppe e l’amore paterno. Incontriamo Gesù nella sua infanzia. Lo vediamo crescere come ogni bimbo nel calore domestico della propria casa, una dimora forte e semplice, come quella ritrovata sopra la tomba del “Giusto” dove oggi si erge il convento delle suore di Nazareth (storia veramente affascinante).
E da Nazareth, dall’infanzia di Gesù, ci è concessa un’ultima tappa in Galilea, a Cana, dove Gesù trasforma l’acqua in vino e ci viene da pensare: se solo e sempre ci fidassimo di lui!
È trascorsa una settimana e l’arrivo a Tel Aviv lascia alle nostre spalle l’archeologia dei luoghi antichi e ci ricongiunge con la modernità urbana.
Tra un giro nella vecchia Jaffa, i murales del quartiere Florentin, il Bauhaus del Rothschild Boulevard e il pomeriggio in spiaggia ci prepariamo, ma non troppo, per il ritorno a Milano.
Benedetta e Simone F.