Non dobbiamo occupare spazi, ma avviare percorsi
È partito il Cammino sinodale della Chiesa italiana e quindi l’esperienza delle Assemblee sinodali decanali: i Gruppi Barnaba. Interessante la riflessione di Thomas Lyden, segretario per tutti i gruppi.
Domenica 17 ottobre si apre il Cammino sinodale della Chiesa italiana e nella festa della Dedicazione del Duomo di Milano si avvia il nuovo processo delle Assemblee sinodali decanali: frutto del Sinodo minore «Chiesa dalle Genti».
Nella celebrazione in Duomo verrà dato il mandato ufficiale ai Gruppi Barnaba: un piccolo gruppo in ogni Decanato che ha il grande compito di aiutarci «a leggere la situazione e a definire le priorità che la missione impone per quel territorio… riconoscendo i “germogli di Chiesa dalle genti” presenti e le caratteristiche della vita delle persone che lo abitano. Il Gruppo Barnaba è chiamato a riconoscere quanto è già in atto di buono sul territorio, valorizzare e far conoscere presenze di Chiesa nei vari ambiti di vita quotidiana, rilevare testimonianze significative di vita evangelica negli ambienti».
Enrico Martinelli
Consigliere Associazione Ex-Alunni
(fonte: sito chiesadimilano.it)
Thomas Lyden usa l’immagine della «penna» per definire il suo duplice ruolo: segretario del Decanato di Bollate (Zona pastorale IV) da quando è stato ordinato diacono permanente e ora coordinatore di tutti i segretari dei Gruppi Barnaba. E spiega: «Da una parte il segretario prende appunti, ma dall’altra deve intendere il suo ruolo come strumento – la penna appunto – per scrivere la storia della nostra Chiesa e cogliere tra le righe il passaggio di Dio».
È un cammino positivo, ma vede «il rischio di voler fare tutto subito o un passo troppo lungo». Invece, «soprattutto all’inizio, bisogna cercare di adottare il passo lento, ma deciso di Dio nella storia. Perché alla fine questi Gruppi Barnaba si inseriscono in un tessuto ecclesiale molto più ampio e complesso e poi dobbiamo tener conto della realtà, delle nostre comunità che conosciamo».
I temi da affrontare e sui quali interagire col territorio sono «la politica, la scuola, gli ospedali, la sanità…», anche dal confronto con altri segretari è emerso che «abbiamo più chiaro cosa dobbiamo fare, però dobbiamo capire come». Non basta organizzare un bell’incontro, ammette, «ascolto e discernimento per capire come camminare e costruire insieme, perché non dobbiamo occupare spazi, ma avviare percorsi».