Il perdono: una realtà da riscoprire
(fonte: Tuttoleone 01-2018)
Oggi si scrive in modo sconfinato sulla formazione dei giovani. Si possono citare centomila interventi che esprimono, con sensibilità diverse, la difficoltà a definire le cause e gli effetti reali di situazioni difficili.
Indubbiamente una situazione oggi difficile da definire è quella della famiglia.
In tutto questo caos mi sono venute in aiuto le parole pronunciate da Papa Francesco durante la XLIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (2015):
“Non esiste la famiglia perfetta, ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti; bisogna imparare ad affrontarli in maniera costruttiva. Per questo la famiglia in cui, con i propri limiti e peccati, ci si vuole bene, diventa una scuola di perdono. Il perdono è una dinamica di comunicazione, una comunicazione che si logora, che si spezza e che, attraverso il pentimento espresso e accolto, si può riannodare e far crescere. Un bambino che in famiglia impara ad ascoltare gli altri, a parlare in modo rispettoso, esprimendo il proprio punto di vista senza negare quello altrui, sarà nella società un costruttore di dialogo e di riconciliazione.”
La famiglia è il contesto in cui più si costruiscono e si strutturano le dimensioni della psicologia dell’essere umano.
Se ne parla molto con preoccupazione e si sottolinea la difficoltà dei genitori a formare un adolescente equilibrato e felice.
È lungo l’elenco delle situazioni negative che incidono sulla mentalità degli adolescenti ed è complesso l’insieme delle posizioni educative dei genitori e degli insegnanti per ottenere un rapporto equilibrato in campo educativo.
Le parole del Papa esprimono una realtà che spesso dimentichiamo: l’importanza della famiglia; e della famiglia come “scuola di perdono”.
Ma cosa è il perdono?
Spesso è un chiudere gli occhi su situazioni o scelte errate con la scusa che la perfezione non esiste. O per un gesto indulgente che mi toglie la forza di gestire eventuali interventi.
Ma il vero perdono verso una situazione critica si ha come scelta in piena coscienza circa le responsabilità di chi ha creato questa criticità.
Senza questa premessa non si danno vere soluzioni per risolvere i casi di scelte errate. Questo può accadere sia per mancanza di equilibro morale o psicologico, sia per la fuga da una convinta responsabilità.
Educare al perdono è considerare la condotta dell’altro, valutando la sua storia e aiutandolo ad approfondire il suo grado di consapevolezza.
Auguriamo a ciascuno di noi di saper valutare ogni rapporto umano con oggettività, mettendo da parte ogni fanatismo e ogni intolleranza e ogni fuga da una presenza costruttiva per il prossimo, anche a costo di qualche sacrificio.
P. Uberto Ceroni S.I.