Buono per una colazione o una merenda
Nicolò Codini ci racconta del Leone XIII degli anni ’50, con un ricordo particolare dei Fratelli Coadiutori
(fonte: Ex-News 04-2019)
La straordinaria comunità formativa del nuovo Leone, rinato negli anni 50, poteva contare su molti elementi di forza: la presenza di un grande numero di Padri Gesuiti, dediti all’insegnamento e alla formazione interiore degli allievi; l’entusiasmo di un gruppo di antichi docenti di grande valore; un ottimo mix di famiglie di provenienza degli alunni, in genere aperti ed entusiasti; la disponibilità di nuove attrezzature di assoluta eccellenza; l’inteso spirito di rinascita che tutti accomunava dopo la tragedia bellica.
Ma vi era anche un’altra categoria di partecipanti all’affascinante impresa formativa che ogni giorno si sviluppava nelle aule, nei corridoi, nei campi da gioco, nelle ville di vacanza, in Chiesa e nel teatro.
Mi riferisco ai Fratelli coadiutori: indossavano la veste come i Padri e si dedicavano a compiti più pratici ma non per questo meno importanti di quelli riservati ad insegnanti e direttori spirituali.
Erano, ognuno col proprio carattere e comportamento, più indulgenti e più vicini alla vita quotidiana degli alunni di allora.
Come dimenticare l’onnipresente Fratel Fusarelli, demiurgo assoluto di tutto quanto di tecnico componeva il nuovo Leone? Dai complicati strumenti dell’aula di fisica, di cui conosceva tutti i segreti, al laboratorio fotografico (era il fotografo ufficiale di ogni occasione), ai sofisticati sistemi di cui era dotato il cinema teatro (luci di scena, proiettori cinematografici, sistema di amplificazione, effetti speciali…).
Molti altri Fratelli coadiutori componevano con lui il tessuto pratico che contribuiva al Tranquillo scorrere della vita quotidiana della comunità leoniana.
Fratel Besana, fantastico e paziente falegname (quante fantasie teatrali prendevano forma tramite la sua maestria!); Fratel Paoletti, ordinatissimo amministratore; Fratel Chiaravalle, infermiere sempre pronto a confortare piccoli e grandi nei malesseri quotidiani; Fratel Parsani e poi Fratel Santini, preziosi custodi degli altari, poi affidati all’inappuntabile maestro di cerimonia Fratel Stella.
Altra figura indimenticabile di quei tempi era Fratel Bortolon: di corporatura abbondante, era un buonissimo brontolone, come i giganteschi pentoloni che in cucina governava con assoluta maestria.
Tutti i fratelli erano vicini ai ragazzi negli aspetti più pratici della giornata. E il loro esempio viene ricordato anche a distanza di decenni.
A quei tempi era prassi consolidata pagare le merende e la colazione del mattino (la Comunione si poteva ricevere solo se digiuni) consegnando un “buono per una colazione o merenda”. Tali buoni venivano acquistati in amministrazione, presso Fratel Paoletti in blocchetti da 20.
Capitava talvolta che qualche alunno ne esaurisse la disponibilità: ed ecco il ricordo che riappare, vivido! Alle quattro del pomeriggio era spiacevole vedere i compagni far merenda (in maniera che oggi sarebbe considerata spartana) con coriacei panini alla mortadella, o michette corredate da sottilissime tavolette di cioccolato bianco, o da un minuscolo cubetto di marmellata. E se ti trovavi senza “buono” e nessuno te lo prestava? Si faceva il giro degli inservienti che, dotati di ceste, distribuivano le merende nei luoghi strategici… Ma era quasi impossibile carpirne la buona fede. Restava allora soltanto l’anima buona di Fratel Bortolon che, imponente nella sua bianca veste, di solito sostava con una cesta nel seminterrato, accanto alla porta delle cucine… “Fratello, non ho più buoni…” e Lui, con l’inconfondibile accento veneto: “Non posso darti la marmellata… ma il pane sì, il pane è gratis!” e così si comprendeva il senso vero della carità e… si bloccava anche la fame!
In questo ricordo, un ideale abbraccio riconoscente a tutti i Fratelli coadiutori della Compagnia di Gesù.
Nicolò Codini