Lo studio senza confini
Da Ex-News 02-2020, Massimiliano Cattano ci parla di lifelong learning e di life largelearning
(fonte Ex-News 02-2020)
Mia nonna dice sempre: “Chi più sa, più vale!”.
Lei è nata nel 1923 in Sicilia, praticamente un altro mondo. Ma l’esigenza di apprendere per dare valore alla propria vita, sino alla piena libertà di realizzare al meglio i talenti che il buon Dio ci ha donato… è sempre attuale.
È chiaro a tutti che le innovazioni tecnologiche hanno trasformato le comunità e i territori: la disgregazione familiare impone nuove forme di assistenza e l’apertura delle frontiere europee presenta nuove opportunità a chiunque sia disposto a fare esperienza fuori dalla porta di casa.
Nei due casi, la comunicazione a distanza o l’elaborazione statistica di modelli previsionali mediante algoritmi consentono cose impensabili fino a 5-10-20 anni fa.
Ma gli uomini e le donne protagonisti di questi nuovi tempi hanno nuove necessità nella fase di studio. Si è capito infatti che le fasi della vita non
sono più suddivise in modo chiaro e stagno.
Fase di gioco, di studio e poi di lavoro e pensione… no, lo studio o meglio la capacità di aggiornamento che prima investiva solo alcune professionalità (come quella medica, ad esempio) adesso riguarda chiunque non voglia essere travolto nuovi prodotti o nuovi modi di produrre.
Questo approccio all’apprendimento si chiama “lifelong learning”, ossia si impara lungo tutta la vita, non più solo con l’esperienza, ma anche continuando a studiare cose nuove.
Ma quali esperienze? E quali “cose nuove”? Non solo quelle che stanno nel canale della materia specifica che mi piace e che ho scelto.
Mettersi in gioco con esperienze diverse o fuori dalla nostra “zona di confort” può servire ad allargare i nostri orizzonti.
Da qui nasce la seconda sfida, quella del “life largelearning”.
In un recente articolo sul Corriere, il prof. Giovanni Lo Storto della Luiss di Roma ha scritto: “Il life largelearning si realizza laddove i ragazzi imparano che, oltre allo studio, c’è un mondo da conoscere, quando appare chiaro che “specializzarsi” all’antica, incapaci di integrarsi prima, e poi dirigere team multidisciplinari precluderà troppe strade”.
Il nostro Padre Ceroni S.I. ci ha sempre stimolato ad essere protagonisti di un nuovo umanesimo tecnologico in questa epoca di automazione, intelligenza artificiale, machine learning.
Difatti in molti si domandano se le macchine saranno mai in grado di amare, ma non sarebbe meglio chiedersi se noi umani continueremo ad amare, assediati come siamo dalle app sullo smartphone, dai computer negli uffici e dai robot nelle fabbriche?
Tutto questo mi porta a pensare che una mentalità umanistica occidentale, integrata dall’esperienza del metodo scientifico, del viaggio e dell’incontro con culture lontane, sarà il tratto distintivo di uomini e donne che si sentono a loro agio con gli algoritmi, ma che sanno confrontarsi con concetti astratti come libertà, uguaglianza, solidarietà, che hanno letto il viaggio di Ulisse alle colonne d’Ercole nella divina commedia e riconoscono la rappresentazione grafica dei frattali in tanti fenomeni naturali.
Ma soprattutto che non smetteranno mai di amare.
Alla scuola e all’università il compito di attrezzarsi, di volgere lo sguardo al futuro, facendo dialogare le generazioni affinché il passato offra nel continuo presente il meglio di sé.
Massimiliano Cattano