Lei, in san Pietro, 1960
Da Ex-News 02-2020, Luigi Gregotti ci racconta di “Lei”, in san Pietro, durante gita scolastica del 1960 a Roma con Padre Raineri Colombo S.I. Uno splendido ricordo!
(fonte Ex-News 02-2020)
Ripercorrendo con attenzione il percorso di una vita ritrovi delle pietre miliari, momenti e monu menti fondamentali.
Questo è il racconto di una pietra miliare: Viaggio in prima liceo classico a Roma e Napoli con il nostro Mitico docente di storia dell’arte, padre Raineri Colombo S.I.
L’intero viaggio richiederebbe un volume di almeno duecento pagine, ma non sarei capace di trasferire l’emozione contagiosa del nostro padre Colombo che per Roma, Napoli, Pompei passa dall’età Imperiale al romanico, al rinascimento, al barocco continuando miracolosamente a catturare la nostra attenzione.
Roma, San Pietro.
Entriamo in silenzio, in preghiera ma senza perdere nulla di quello che dovevamo già sapere: il colonnato del Bernini, la piazza con le fontane, il selciato, la facciata, la cupola, le porte.
Appena dentro mi sentii prendere da un sentimento come di paura.
Quella grandiosità ancor oggi mette soggezione, cerchi l’altare quasi per avere un punto di riferimento che ti dia sicurezza; sai benissimo che è fra quelle enormi colonne a spirale in bronzo, ma non vedi la luce rossa accesa del tabernacolo del Santissimo. Il tabernacolo non è lì, solo più tardi arrivi a trovarlo.
Ti volti a destra smarrito e incontri LEI che ti guarda. E rimani senza parole.
Padre Colombo, quasi avesse colto il nostro smarrimento inizia a raccontarci di LEI.
Come un canto, una poesia. Non so ripetere le parole: “Ipsissima verba”.
Non è imitabile nella sua passione e nella sua bravura il nostro padre Raineri. Vedo solo che attorno a noi si forma un gruppo di persone che seguono ammirate la sua narrazione e che si chiedono: “Ma chi è? Bravissimo! Forse è uno della Gregoriana!”.
LEI continua a guardarci e allora provo a raccontarvi e cerco di dirlo con le voci che mi sono rimaste dentro dopo sessant’anni.
È marmo di Carrara, bianchissimo, ma estrarlo non è zucchero, è sudore e sangue nelle alpi Apuane, ma ne valeva la pena, un marmo così l’abbiamo
solo noi.
LEI era lì dentro da prima, da sempre, ma solo quel giovinetto, aveva poco più di vent’anni, è stato capace di tirarLA fuori.
Diceva che bastava togliere il superfluo. Ma una volta estratta dal marmo superfluo cosa mi vuol dire? Mille messaggi e uno che li riassume tutti. Vuol dire La Grande Bellezza! Quella vera!
Viene chiamata Pietà, ma non è solo questo, è una Natività, è una Annunciazione, è una Profezia, è Teologia, è Poesia.
Vedi quella ragazza bellissima? Avrà pressappoco la tua età (di allora): quindici, sedici anni. È la Vergine dell’Annunciazione, è la Maria del Magnificat (Luca 1.46).
Ma nello stesso tempo è una Natività. Vedi quel corpo sulle sue ginocchia? È più piccolo di LEI, ma è un adulto, un uomo di poco più di trent’anni. È più piccolo perché vuol dirti che è il suo bambino, che sarà quello che capiterà al suo bambino.
Quindi ti parla di LEI ragazza, di LEI madre, di LEI sotto la Croce, di LEI nella Deposizione dalla Croce.
Tutti, intorno a noi, sembrano affascinati. Non distrarti, lasciali stare, anche loro hanno diritto di ascoltare. E prosegue.
La Profezia sta in questo (Luca 1,35): lo Spirito Santo parla per bocca di Simeone e dice: a TE una spada trafiggerà l’anima. Quindi non ci sono solo
tre dimensioni, c’è anche la quarta, il tempo. LEI guarda nel suo futuro, vede il suo bambino crocifisso, vede la spada annunciata da Simeone.
Grazie padre, e la Teologia? e la Poesia?
La Teologia sta proprio nel tempo: il Figlio, vedi, è più vecchio della Madre perché c’è da prima, da sempre.
Come dice la Poesia: “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura”.
E la Bellezza? La grande Bellezza?
Quella non si può spiegare, non si può raccontare, si vede e si sente dentro per chi ha occhi e orecchie per vedere e sentire.
Annunciazione! Natività! Passione! Deposizione! Il Tempo di prima del Tempo! La Poesia! Tutto nel volto di Maria. La Grande Bellezza.
Grazie padre Raineri, sei un grande!
Un abbraccio dai tuoi ragazzi di allora come oggi, sessant’anni dopo, ieri mattina.
Luigi Gregotti